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giovedì 07 dicembre 2017 |
Cristo si è fermato a Vienna? |
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Il diavolo ha trovato la strada giusta. |
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Fino a quando, Signore? Siamo al rovesciamento e profanazione dei valori cristiani. Il silenzio gesuitico della neochiesa sullo scandalo di Vienna dove il gay-friendly card. Schönborn "tras-forma"la storica cattedrale |

di Francesco Lamendola
La sera di venerdì, 1° dicembre 2017, la cattedrale di Santo Stefano a Vienna è stata teatro di un evento di cui si è parlato poco sui mass media, compresi quelli cattolici ultraprogressisti, forse perché perfino i neopreti e la loro neochiesa trovano che sia prudente non richiamare troppo l'attenzione dell'opinione pubblica sulla scandalosa deriva modernista, islamista e omosessualista in atto: favorirla, incoraggiarla, anche condurla in prima persona, ma, nello stesso tempo, adoperando quel tanto di abilità e destrezza che servono per nascondere la mano che ha scagliato il sasso, tutte le volte che sia opportuno e che sia possibile. Tanto, l'importante è infrangere la vetrata; e se la mano che l'ha infranta non si vede, meglio ancora.
Ancora un po' di pazienza, e quei signori si mostreranno al cento per cento per quel che sono, e mostreranno apertamente quel che stanno facendo, e fin dove vogliono arrivare: non ci manca molto.
Bisogna che i tempi siano del tutto maturi; bisogna alzare un altro poco la temperatura dell'acqua, per far bollire la rana senza che se ne accorga.
Fuori di metafora: bisogna aspettare solo quel che tanto che non crei una inutile forzatura dei tempi; perché tutto lascia pensare che i cattolici, o le masse che ancora si considerano tali, siano già cotti quasi al punto giusto: ormai manderebbero giù qualsiasi cosa, non si scandalizzano più di niente, sono più che disposti a trovare "normale" qualsiasi blasfemia, bestemmia e sacrilegio: è sufficiente che a metterci la faccia vi sia un sacerdote, meglio se un vescovo o un cardinale, e meglio di tutto se c'è il papa.
E così, negli stessi giorni in cui il papa Francesco stava facendo il suo viaggio "apostolico" (si fa per dire) in Myanmar e Bangla Desh, senza mai nominare Gesù Cristo, elogiando Buddha e prendendo le difese di una minoranza islamica perseguitata, i Rohyngia (ma tacendo bellamente che questi, a loro volta, si accaniscono contro i propri confratelli cristiani e indù), insomma interpretando in tutto e per tutto la parte di un Mahatma Gandhi redivivo, che di cristiano e soprattutto di cattolico non ha assolutamente nulla, fin dal logo del viaggio stesso, Love & Peace, che sembra più uno slogan beat degli anni '60, a Vienna intanto il baldo cardinale Christoph Schönborn, classe 1945, arcivescovo della capitale austriaca e già assai noto per le sue posizioni sempre più gay-friendly, ha ritenuto cosa giusta e buona offrire la cattedrale della sua città, simbolo del cristianesimo in questa parte d'Europa, ad una serata di commemorazione per le "vittime" dell'Aids.
Questa, la veste ufficiale dell'iniziativa; il vero obiettivo è stato mandare in scena un clamoroso spot pubblicitario a favore dell'ideologia gender e dello stile di vita omosessuale, tacendo rigorosamente la cosa principale, se di una serata di lotta all'Aids doveva trattarsi: che la via più sicura per prendersi quella malattia è praticare dei rapporti omosessuali fra maschi, tanto è vero che gli omosessuali, pur essendo circa il 2% della popolazione negli Stati Uniti, ove sono stati fatti dei rilevamenti statistici precisi, sono, al tempo stesso, il 57% delle "vittime" dell'Aids.
E abbiamo scritto vittime fra virgolette perché non può dirsi vittima di un bel nulla una persona adulta e responsabile, la quale, benché perfettamente informata dei rischi legati a un determinato stile di vita e a determinate pratiche sessuali, molto spesso promiscue e del tutto prive di precauzioni, si ammala e, forse, muore. Le vittime sono altre: sono quelle che vengono colte da disgrazie, fatalità o da azioni altrui deliberatamente malvagie. Chi continua a fumare, pur essendogli stato diagnosticato un cancro ai polmoni, non è una vittima del cancro ai polmoni; questo deve essere ben chiaro. E la stessa cosa vale per le persone omosessuali che si ammalano di Aids: il che sia detto, fra parentesi, sotto il profilo strettamente medico e scientifico, e lasciando del tutto da parte l'aspetto morale.
Il momento-clou della serata , conclusa dall'esecuzione del Requiem di Mozart - che dovrebbe essere, in realtà, una Messa da Requiem, e non un concerto a sé stante, in stile profano - è stato quando il noto cantante transgender Thomas Nuewirth, in arte Conchita Wurst , femmineo e barbuto al tempo stesso, ha tenuto una inverosimile concione dal tono a metà fra la preghiera post-cristiana e l'omelia simil-sacra, nella quale si raccomandava di accettare e di rispettare tutte le persone, indipendentemente dalla loro individualità e sessualità, con toni che avevano tutta l'aria di una reprimenda contro la Chiesa cattolica brutta e cattiva, la quale, per secoli e secoli, ha discriminato e marginalizzato, se non peggio, le persone omosessuali, e che deve, quindi, fare pubblica ammenda di tale suo vergognoso passato.
Il regista di questa bella operazione, per cui i cattolici viennesi sono entrati nella loro cattedrale per farsi catechizzare da un travestito e per vedersi negata una parola di verità circa il fatto che la regola numero uno, per non ammalarsi di Aids, è di non farsi sodomizzare da qualche baldo maschio omosessuale - ammesso e non concesso che fosse proprio quella la sede più adatta per parlare, laicamente, della lotta contro l'Aids e delle relative discriminazioni, vere o supposte - è stato il signor arcivescovo, non nuovo a siffatte uscite e prese di posizione, nonché fan e ammiratore dichiarato del bel (o bella?) Conchita dalle lunghe ciglia e dalla folta barba.
Costui, che già aveva confermato la validità dell'elezione di un omosessuale notorio alla carica di presidente del Consiglio pastorale della parrocchia di Stützenhofen, e che aveva affidato la preparazione dell'evento in cattedrale del 1° dicembre a una coppia di omosessuali dichiarati e militanti, da tempo sta conducendo una sua personale battaglia a favore dell'omosessualismo.
Ne avevamo già parlato l'anno scorso, riferendo di un opuscolo, stampato e distribuito sempre nella cattedrale di Santo Stefano, nel quale si "celebra" e si propone alla pubblica ammirazione la perfetta famiglia arcobaleno: due uomini e un bambino (africano) adottato, tutti abbracciati, felici e sorridenti, in costume tirolese, così come appaiono nella fotografia che illustra l'opuscolo stesso (cfr. l'articolo: Vogliono cambiare la Chiesa? Lo dicano, se ne vadano e si facciano la loro, pubblicato su Libera Opinione il 27/10/2016). Adesso l'attacco è divenuto frontale, ha investito direttamente i fedeli dell'arcidiocesi di Vienna, e il risultato è stato... silenzio assoluto.
A quanto pare, i bravi cattolici austriaci non hanno trovato nulla di strano nel recarsi in chiesa per presenziare a un evento dal taglio ultra laicista, in chiave apertamente pro-gay, né sul fatto che a "dettare" le preghiere, o quelle che venivano contrabbandate per tali, era un travestito/transessuale. O forse qualcuno sarò rimasto scioccato, ma non ha avuto modo di farlo sapere, ammesso che abbia avuto il coraggio di dirlo. Perché ormai, per dire quel che un cattolico dovrebbe dire, occorre del coraggio. Non fra i nemici dichiarati della Chiesa di Gesù Cristo; no, o non più del solito, ma proprio all'interno della Chiesa. All'ombra di una delle più antiche e gloriose cattedrali d'Europa, o meglio, all'interno di essa. E con l'arzillo arcivescovo-cardinale lì presente, compiaciuto e tutto sorrisi, che recita la parte dell'anfitrione e non trova assolutamente nulla di contraddittorio fra l'essere in un luogo sacro, lui pastore della Chiesa cattolica, e il prestarsi ad uno spot che, dietro il pretesto della lotta contro l'Aids, di fatto era uno spot a favore dell'omosessualità.
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postato da: sweda |
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