ROMA (18 giugno) - Dovevano essere due autorità tra cui il comandante della Guardia di finanza, generale Roberto Speciale i passeggeri dell'Atr 42 delle Fiamme Gialle, ma la mattina del 26 agosto 2005, quando i piloti si prepararono per salire sul velivolo, videro che il carico era in realtà composto da dieci cassette di pesce. Destinate ad una cena con il generale Speciale a Passo Rolle in Trentino. L'episodio è stato ricostruito oggi al tribunale militare di Roma, nel corso di un'udienza del processo in cui il generale è accusato di peculato militare, concorso in forzata consegna, abuso nell'imbarco di passeggeri.
Oggi sono stati ascoltati tre testimoni dell'accusa, il colonnello Francesco Saverio Mannozzi, all'epoca responsabile della Centrale operativa del Comando generale della Gdf, il capitano Gianfranco Origlio, co-pilota dell'Atr 42 ed il tenente colonnello Paolo Spera, in quel periodo vice comandante del Gruppo esplorazione aeromarittima della Gdf.
I testimoni, citati dal pubblico ministero Giovanni Barone, hanno spiegato come andarono le cose quella mattina di quattro anni fa, quando si verificò uno degli episodi per i quali il generale Speciale è accusato di aver impiegato per fini diversi da quelli istituzionali uomini e mezzi delle Fiamme Gialle. All'inizio dell'udienza, i legali dell'ex comandante e quelli di un altro generale sotto accusa, Ugo Baielli, avevano sollevato un problema di carenza di giurisdizione, sostenendo che ad occuparsi della vicenda dovesse essere la magistratura ordinaria, ma il giudice Bruno Rocchi, presidente della seconda Sezione penale del Tribunale militare, ha rigettato la richiesta.
Il pm ha sottolineato che nel 2005 la Guardia di finanza aveva due soli aerei Atr-42, che dovevano pattugliare tutta Italia e, dunque, «se se ne usa uno per i fini privati del comandante generale si fa un danno anche alla funzionalità del Corpo». Il co-pilota, capitano Origlio, ha quindi ricordato che la mattina del 26 agosto 2005 all'aeroporto di Pratica di Mare, mentre stava per salire sull'aereo diretto a Trento, vide che il mezzo stava per essere caricato di diverse cassette di quello che, dall'odore, non poteva che essere pesce.
A quel punto, il pilota Aldo Venditti (sarà ascoltato nella prossima udienza) si rifiutò di partire, visto che la missione originaria era quello di trasportare «due autorità» e non del pesce. La situazione, secondo quanto ricostruito dai testi, fu sbloccata dall'intervento del generale Paielli, all'epoca comandante del Comando operativo aeronavale della Gdf, che ordinò ai piloti di fare il trasporto. L'aereo, a causa delle condizioni meteo, atterrò poi a Verona anzichè a Bolzano ed il carico di pesce fu preso in consegna da un'auto dei baschi verdi, il reparto pronto impiego antiterrorismo delle Fiamme Gialle.
Nella prossima settimana ci sarà un'altra udienza nella quale saranno ascoltati altri testimoni citati dall'accusa.