Ed è questa la prima citazione che si ha dell'esistenza di Lenola, collocata in provincia di Latina, a 425 metri sul mare, al limite di quello che fu il Regno di Napoli, i cui confini territoriali erano riportati all'Epitaffio.
Sulle sue origini si discute tutt'oggi; c'è chi sostiene sia stata in antico una colonia dei Fenici o degli Enotri, altri dicono che "in origine chiamossi Ino-Inola-Inula" seguendo le vicende della vicina ed antichissima Fondi, altri sostengono sia una comunità nata dalla migrazione dei fuggitivi dall'antica Amicle distrutta.
Nessuna certezza ci offre il "Dizionario di Toponomastica" (Torino 1990). Alla voce "Lenola", infatti, riporta: "Si vuole corrisponda, ma è solo una congettura, all'antica Enula, Inola o Inula che avrebbe raccolto gli abitanti profughi di Amyclae o Amunclae, che sorgeva in prossimità di Fundi, l'odierna Fondi. Il toponimo è attestato in Catalogus Baronum (aa. 1150-1168) 'Ynulam' n. 995 e poi in 'Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Campania" (Fondi) aa. 1308-1310 'In Castro Insule' n. 19, forma dovuta ad un'arbitraria ricostruzione etimologica dell'amanuense. L'origine del nome Lènola non è ben accertata e supporre una corrispondenza con un personale Latino come 'Lenula' può non essere plausibile. Comunque le supposte forme antiche 'Enola' e varianti non hanno documentazione d'epoca classica".
Riteniamo che il toponimo "Lenola", potrebbe risultare da uno scambio della I o Y iniziale del nome con la lettera E che, nel parlare corrente diviene appunto Enola e trasformandosi ancora nella solita maniera: "andare all'Enola" diventa, infine, l'attuale Lenola.
La derivazione del significato dell'antico Ino-Inola-Inula è rimasto, perciò, sempre incerto; noi riteniamo che derivi da Inuo, l'antico nome che si dava al dio Pan o Pane; confuso poi, in epoca romana, anche con Fauno e Fauna e Priapo.
La persistenza di una antica religiosità santuariale su questo luogo oggi rappresentata dal Santuario cristiano della Madonna del Colle, sembra confermarne l'ipotesi.
Inoltre un antico "castrum Inui" (in territorio di Ardea), dove resti antichissimi si vanno scavando, conferma l'esistenza di questo toponimo nel Lazio antico.
Il fatto è che i resti rinvenuti ad Ardea (Roma) vengono riferiti all'antichissimo popolo dei Rutuli e non agli aurunci-ausoni come dovrebbe, verosimilmente, trattarsi per l'origine del toponimo di Lenola.
Bisogna ricordarsi che scrivendo di Inuo dobbiamo far riferimento a qualche millennio a. C., quando cioè la storia si confonde con i miti i quali, a loro volta, hanno bisogno di una attenta considerazione.
Il mito ha elaborato varie versioni sulle vicende della fondazione della città di Ardea, legate al racconto dello sbarco di Enea sulle coste del Lazio e quindi alla nascita di Roma.
Una prima leggenda, riportata da Dionigi di Alicarnasso, fa risalire la fondazione della città ad Ardeas, figlio di Odisseo e Circe. Una diversa versione lega le origini di Ardea, nel XV secolo a.C. a Danae, figlia del re di Argo, che dopo la nascita di Perseo da Zeus, sarebbe giunta sulle coste laziali e avrebbe sposato il rutulo Pilumno.
Ovidio riferisce l'origine del nome di Ardea all'alzarsi in volo di un airone cinerino (ardea cinerea) dopo l'incendio e la distruzione della città ad opera di Enea, vittorioso sul re rutulo Turno, figlio di Dauno, che a sua volta era figlio di Danae e di Pilumno.
Sia in Dionigi che in Ovidio troviamo elementi che ci riportano alle nostre contrade; in Dionigi troviamo un figlio di Circe (Circeo); in Ovidio ritroviamo l'uccello airone che ci riporta ai recenti risultati degli scavi archeologici effettuati a Catal Hoyuk dove sono presenti i resti di un culto legato a questi uccelli che, a sua volta, si collega ancora al falco sotteso al nome di Circe.
Tenendo da parte queste antichissime origini mediorientali dei nostri mitici personaggi restiamo ai fatti esclusivi di culto.
L'attestazione del dio italico Inuo ad Ardea ci consente di collegarlo a Lenola.
Il sopravvenuto cristianesimo in Lenola ci racconta di un miracoloso affresco della Vergine del Colle su resti antichi preesistenti all'interno di un folto bosco consacrato forse ad una più antica divinità che siamo orientati proprio a ritenere una commistione tra Inuo-Pane, Priapo, Fauno ed anche Fauna, il corrispondente femminile.
Riportiamo dal Dizionario mitologico della Biondetti: "originariamente Fauna era un epiteto della Dea Bona, e un'etimologia popolare ricollegava il nome al verbo faveo. Fauna perciò sarebbe stata 'colei che è propizia', quae fauet. Fauna ebbe da Ercole un figlio: Latino, che divenne re del Lazio".
Si può quindi evidenziare la persistenza a Lenola in continuum di un culto ad una divinità femminile che dal mondo pagano passa al cristianesimo trasformandosi nella venerazione della Madonna.
Fauna e Fauno, sono una coppia di divinità pastorali (da faveo = essere benigno). Si raccontava che Fauno fosse un antichissimo re del Lazio, nipote di Saturno e figlio di Pico Marzio. Da Fauna avrebbe avuto i Fauni, demoni silvestri villosi e dall'aspetto caprigno. Dalla ninfa Marica avrebbe invece avuto Latino; secondo altri, questi sarebbe però stato figlio di Ercole che, dopo aver ucciso Fauno, ne avrebbe violentato la vedova. Dopo morto, veniva venerato come dio campestre che difendeva le greggi dai lupi (donde l'epiteto di Luperco), ma incuteva anche terrore (donde l'epiteto di Incubo). Fauno e Fauna vaticinavano anche e venivano chiamati Fatuo e Fatua. Decadendo d'importanza,
venne soppiantato nel culto del dio Silvano e identificato col greco Pan. Venne pure dimenticata Fauna, chiamata Bona Dea. L'unico ricordo di Fauno fino alla fine del paganesimo, furono le Lupercalia e le Faunalia, le feste celebrate in suo onore.
Inuo è l'altro nome che si dava a Fauno. Secondo il Tocci è anche l'altro nome che si dava a Pane Licèo, il culto del quale era stato importato, in Arcadia, dal Re Evandro quale divino fecondatore dei greggi, e loro difensore contro l'assalto dei lupi.
Pan, afferma ancora il Tocci, fu considerato il Dio protogenio dell'Universo. Secondo i poeti latini Lucrezio e Ovidio, il mito di Pane fu assai diffuso specialmente alla corte di Evandro, che fu il capo della colonia degli Arcadi in Italia. E in Arcadia Pane aveva avuto grandissima venerazione. Fu infatti Evandro che recò sull'Aventino il culto di questa divinità che, poi, divenne presto popolare in tutte le regioni italiche.
Soffermiamo l'attenzione su queste due affermazioni che abbiamo prima evidenziate circa i divini Fauno e Fauna:
1. dopo morto, veniva venerato come dio campestre che difendeva le greggi dai lupi (donde l'epiteto di Luperco), ma incuteva anche terrore (donde l'epiteto di Incubo);
2. l'unico ricordo di Fauno fino alla fine del paganesimo, furono le Lupercalia e le Faunalia, le feste celebrate in suo onore.
Il culto di questi due dèi è attestato nella contermine città di Fondi dalla statua del Luperco qui tuttora conservata e certamente vi si celebravano le feste ad essi dedicate in un'epoca assai antica in cui ancora prevaleva l'attività della pastorizia rispetto a quella agricola.
Ciò ci porterebbe a ipotizzare un culto prevalente di Fauno-Inuo a Lenola, posta su montagne particolarmente adatte all'esercizio della pastorizia ed in cui, su resti antichi non meglio identificati, fu intronizzata la corrispondente femminile Fauna-Bona Dea trasformata dal cristianesimo in Madonna del Colle.
Infine dobbiamo considerare la tradizione popolare degli spiritelli "uafitt" attestata tuttora pure in Fondi e di cui, qualche tempo fa, non riuscimmo a dare risposte esaurienti alla giornalista Maria Sole Galeazzi del quotidiano "Latina Oggi".
Si ritiene che gli "uafitt" qualche volta siano dispettosi ma nella maggior parte dei casi siano apportatori di fortuna, siano propizi agli umani presi di mira con donazione di regali più o meno ricchi.
Questa credenza popolare possiamo affermare che trae origine proprio dalle qualità propizie attribuite alla dea Fauna-Inua che in latino è definita come colei "quae fauet".
Sembra facile, in conclusione, trasferire il latino "quae fauet" nel vocabolo popolare col quale si definiscono gli "uafitt" ed assegnando quindi l'origine del nome di questi spiritelli tutelari alle qualità protettrici di Fauna-Fauno-Inuo-Bona Dea.
Gli antichissimi rapporti esistenti tra Fondi e Lenola ci consente di sostenere questa lezione interpretativa dell'origine del toponimo di Lenola, e della denominazione popolare degli spiritelli benigni chiamati "uafitt".