Questa visita fa parte del progetto "percorsi di lettura" che io ho voluto chiamare : Leggiamo la guerra.
Entriamo in quel "pozzo" che ha visto tante sofferenze, tanti occhi spaventati di bambini malnutriti e impotenti madri disperate.
Una scala a chiocciola ci porta ad una profondità di 20 metri. A questa profondità il "pozzo" è collegato all'altro, costruito nel quartiere "Garbagni", da una galleria lunga 40 metri. Una guida " attore" legge delle pagine di un libro che racconta la guerra con le parole di una donna. Il tono e il trasporto con cui quel personaggio legge il libro affascina i ragazzi e anche me, mentre delle diapositive ( unico mezzo moderno in quel contesto) illustra scene di guerra. Ci racconta poi del bombardamento del 6 luglio 1944 . Sono 26 gli aerei, conosciuti come "fortezze volanti", che, arrivando da Est, alle ore 11.04 scaricano 77 tonnellate di bombe sulla fabbrica, e il tutto senza preavviso.
"Perché non fu dato l'allarme?" chiede Giuseppe guardandomi fisso negli occhi.
Non oso rispondere. Lo fa la guida.
Nello stabilimento era in corso una "colata" e la direzione non aveva voluto dare l'allarme per non arrestare la produzione. L'espressione incredula che assume il viso di Giuseppe e quello di tutti i suoi compagni mi fa sentire piccola piccola. Io che ho sempre insegnato la lealtà, il rispetto e l'amore mi sento adesso una che dice ciance. La guida percepisce il mio stato d'animo e interviene dicendo: " ragazzi, questa è la guerra".
Trovo allora il coraggio di dire la giustificazione ufficiale :" la commissione designata dal prefetto relazionò dicendo che il segnale di allarme non era stato dato perché l' ufficio germanico di Milano lo aveva dato con deplorevole ritardo".
Ragazzi, questa è la guerra.
REGgINA