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domenica 22 novembre 2020 |
X FESTIVAL dottrina sociale cristiana |
Messa a dimora del Melograno: gesto che nei secoli uomini e donne delle più diverse latitudini hanno compiuto stagione dopo stagione. |
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Data evento: lunedì 23 nov 2020 a martedì 24 nov 2020 |
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Locandina 'Memoria del Futuro del X Festival dottrina sociale cristiana |
Roccasecca: Domani, lunedi 23 novembre, alle ore 10.00 presso l'azienda Saxagres di Roccasecca verrà piantato un Melograno quale simbolo della ripartenza verde del territorio
La Sacra scrittura si apre proprio con un albero, presso il quale l'uomo è posto nel giardino dell'Eden: «Il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male», come leggiamo nel libro della Genesi: (2, 8-9)Come leggiamo sempre nel primo libro della Bibbia, l'albero è immagine della forza vitale del Creatore, che chiede alla terra di produrre germogli, erbe, semi e alberi da frutta. |
Sempre per restare nell'immagine dell'albero, se viene tagliato, si rinnova a ogni primavera, continua a germogliare. L'albero ha sempre accompagnato, attraverso i secoli, la storia dell'uomo. Nei deserti, è l'albero che indica il luogo dove trovare l'acqua che permette la vita. Così nella Bibbia, il libro dell'Esodo ci ricorda che il popolo di Israele, dopo aver attraversato il Mar Rosso, arriva a Elìm "dove sono dodici sorgenti di acqua e settanta palme". Come leggiamo nei Salmi, l'uomo giusto, benedetto da Dio è paragonato a un albero verdeggiante: «Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi. È come albero piantato lungo corsi d'acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene» (Sal 1,1.3). Mentre piantiamo quest'albero, e con la terra ricopriamo le sue radici, proviamo a riflettere sulle pagine della Bibbia, e in modo particolare su quell'albero dell'Eden, della conoscenza del bene e del male, il cui frutto è vietato; una proibizione che sta a indicare che l'uomo non può pensare di essere lui la misura del tutto. Cogliendo il frutto, Adamo e Eva, si rendono conto della loro nudità, scoprono il peccato, la vergogna.L'albero è anche simbolo di vita, con le sue radici che scendono in profondità, legame forte con il territorio, le persone. Tra le popolazioni di cultura orale, l'albero rappresenta il luogo delle decisioni, là dove si trovano gli anziani. È simbolo di solidità, con il suo tronco resistente, da cui partono numerosi rami. È simbolo di prosperità, con le sue numerose foglie, con i suoi frutti che maturano alla luce del sole.Nella Bibbia, l'albero diventa anche immagine delle nazioni allora conosciute; così il profeta Ezechiele parla dell'Assiria come di un «cedro del Libano, bello di rami e folto di fronde, alto di tronco; fra le nubi era la sua cima» (Ez 31,3). Luogo dove nutrirsi e trovare riparo, come ci dice il profeta Daniele: «Le sue foglie erano belle e i suoi frutti abbondanti e vi era in esso da mangiare per tutti. Le bestie del campo si riparavano alla sua ombra e gli uccelli del cielo dimoravano fra i suoi rami; di esso si nutriva ogni vivente» (Dan 4,7-9). Ma a ben vedere questa è una grandezza ingannevole, fondata sull'orgoglio, perché il Regno di Dio, ci ricorda Matteo nel suo Vangelo, è simile a un granello di senape, «è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Infine, fermiamoci a riflettere sulla pianta che ci apprestiamo a lasciare in questo terreno. Il melograno è una pianta tipica del Medio Oriente. Quando il popolo si lamenta con Mosè, perché è stato condotto nel deserto, dice: «Perché ci avete fatto uscire dall'Egitto per condurci in questo luogo inospitale? Non è un luogo dove si possa seminare, non ci sono fichi, non vigne, non melograni, e non c'è acqua da bere». È garanzia di fecondità, dunque, il melograno; è immagine di bellezza e amore nel Cantico dei Cantici, tanto che lo sposo, ammirando la bellezza del frutto, dice alla sua amata: «Come spicchio di melagrana è la tua tempia, dietro il tuo velo». Immagine di bellezza nel dolore della perdita per il poeta Giosuè Carducci, il "verde melograno dai bei vermiglio fior". È l'albero verso il quale il figlio Dante, morto a 3 anni, allungava la sua "pargoletta mano". In quel mese di giugno, il tempo della poesia, tutto è rifiorito nel giardino solitario e silenzioso. Ma quel piccolo "ultimo e unico fiore della mia inutile vita", scrive Carducci, non può il sole "renderti più felice, così come il mio amore non può più svegliarti". Il melograno, infine, entra nell'arte e nella decorazione sacra, come simbolo cristiano della risurrezione. Il tema è ripreso nei dipinti di molti grandi artisti, da Leonardo a Botticelli: è simbolo della ricchezza interiore e, talvolta, in mano a Gesù bambino, è anticipatore della passione, perché i chicchi rossi del frutto richiamano il sangue. Il titolo di questo appuntamento del Festival della Dottrina sociale della chiesa - Memoria del futuro - trova nell'albero di melograno suggestioni sulle quali fermare la nostra attenzione: è una pianta presente sin dall'inizio della storia dell'umanità, richiama la potenza della vita; è ben radicato nel terreno, le sue radici sono forti, la sua forza è sinonimo di tenacia nelle difficoltà; offre riparo e i suoi frutti, dai chicchi numerosi e diversi, ci parla di una ricchezza nella diversità. Memoria, dunque, di un lungo cammino che oggi chiama ogni persona, donna e uomo, a guardare avanti, per costruire il futuro, accettando la sfida, come ci chiede Papa Francesco nella Fratelli tutti, di "sognare e pensare a un'altra umanità. È possibile desiderare un pianeta che assicuri terra, casa e lavoro a tutti. Questa è la vera via della pace". Per questo è importante la memoria, la cui trasmissione, nel mondo africano trova evidenza in un pensiero che deve aiutarci a riflettere: quando muore un anziano, e una biblioteca che scompare. "Senza memoria non si va mai avanti", scrive Papa Francesco nella Fratelli tutti; "non si cresce senza una memoria integra e luminosa". Rappresenta, dunque, il Simbolo liturgico di fecondità e memoria. |
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postato da: descartes |
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