Lucius: Pronto Pietro, mi senti? Sei ancora vivo?
Pietro: Si.
Lucius: Allora mi pare che fino ad oggi sei sopravvissuto al Covid19. Ma sopravviverai a tutti questi uragani? Cristobal, Laura, Marco, Sally, Delta, e ora anche Zeta. Mi raccomando ora tieniti forte! Riparati dal vento! Stai attento alle alluvioni e all'alta marea! Aggrappati a qualcosa di solido, magari qualcosa che galleggia! Cerca di non soccombere all'ultimo di questa serie interminabile di uragani!
Voce narrante: Dall'altra parte del telefono c'e' un assordante rumore di vento che soffia a 250 kilometri l'ora. Woooooaaaaaauuuuuu. Lucius per un bel po' non riesce a sentire Pietro. Poi finalmente Pietro trova un posto piu' riparato dal vento. Al buio (quel fetente di Zeta ha rotto anche i fili dell'elettricita'), con voce a tratti angosciata, Pietro cita il filosofo Manlio Sgalambro recitando a memoria un suo famoso scritto nichilista:
Teoria della Sicilia.
https://www.youtube.com/watch?v=z7BGYhPHy5E
Pietro:
"Là dove domina l'elemento insulare è impossibile salvarsi.
Ogni isola attende impaziente di inabissarsi.
Una teoria dell'isola è segnata da questa certezza: un'isola può sempre sparire.
Entità talattica, essa si sorregge sui flutti, sull'instabile.
Per ogni isola vale la metafora della nave: vi incombe il naufragio.
Il sentimento insulare è un oscuro impulso verso l'estinzione.
L'angoscia dello stare in un'isola, come modo di vivere, rivela l'impossibilità di sfuggirvi come sentimento primordiale.
La volontà di sparire è l'essenza esoterica della Sicilia.
Poiché ogni isolano non avrebbe voluto nascere, egli vive come chi non vorrebbe vivere.
La storia gli passa accanto con i suoi odiosi rumori, ma dietro il tumulto dell'apparenza si cela una quiete profonda.
Vanità delle vanità è ogni storia!
La presenza della catastrofe nell'anima siciliana si esprime nei suoi ideali vegetali, nel suo tedium storico, fattispecie nel Nirvana.
La Sicilia esiste solo come fenomeno estetico.
Solo nel momento felice dell'arte quest'isola è vera".
Lucius: Pietro, ci risiamo, ti sei messo un'altra volta a fare l'intellettuale. Ma chi e' questo Mario Sgalambro?
Pietro: Manlio Sgalambro, non Mario, era un filosofo siciliano, autodidatta, nichilista, nato e cresciuto a Lentini (luogo che nell'antichita' aveva gia' dato i natali al sofista Gorgia, detto appunto Gorgia da Lentini, cittadina che nel V secolo avanti Cristo, quando faceva parte della Magna Grecia, si chiamava Leontinoi).
Lucius: Sei sempre il solito pedante con tutte queste precisazioni. Ma perche' ora citi questo Sgalambro, che mi pare uno esageratamente pessimista. Invece di farti coraggio, di stare su col morale, di cercare di sopravvivere al Covid19 e a tutti questi uragani, ora mi dici che e' impossibile salvarsi!? Se fai cosi' sei spacciato in partenza! Come hai detto tu stesso in un tuo scritto recente su Telefree: chi si perde di coraggio e' fottuto!
Pietro: Cerco di stare su col morale studiando la filosofia. Non sono ne' il primo e ne' l'ultimo che cerca consolazione nello studio della filosofia. Nel medioevo il grande Severino Boezio, ad esempio, dopo essere stato condannato a morte, mentre era rinchiuso in carcere e attendeva l'esecuzione scrisse il suo capolavoro De consolatione philosophiae.
E che dire anche del nostro grande contemporaneo Alain de Botton e del suo The consolations of philosophy, bellissimo libro che non finisce mai di consolare?
Del resto anche Lou Marinoff nel suo libro "Platone non Prozac" addirittura suggerisce di sostituire la terapia antidepressiva con lo studio della filosofia.
Lucius: A prima vista, anche senza averlo letto, mi pare che il libro di Alano dei Bottoni sia piu' consolante di quello di Severino Boezio.
Pietro: Perche' pensi questo Lucius? Forse perche' quello di Boezio e' un libro antico e quello di de Botton e' contemporaneo?
Lucius: No, perche' in quello di Boezio "la consolazione" e' singolare, in quello di de Bottoni "le consolazioni" e' plurale. Dunque concludo che c'e' piu' consolazione nel libro di de Bottoni.
Comunque sia, tornando alle isole che si inabissano, ma tu veramente provi consolazione nel leggere Mario Sgalambro? E che cosa ti sei letto di questo filosofo nichilista?
Pietro: Recentemente mi sono riletto alcuni suoi capolavori come
La morte del sole;
De mundo pessimo;
La conoscenza del peggio;
Della misantropia;
Marcisce anche il pensiero.
Lucius: Se questi sono i titoli, immagino che nei suoi libri hai trovato molta consolazione! Ma perche' ti e' venuto in mente quello scritto di Sgalambro sulle isole che si inabissano?
Pietro: Ripensavo ad un evento storico significativo evocato dall'uragano Laura, che e' stato di categoria 4 proprio come il terribile uragano della stessa intensita' - the Last Island Hurricane - che colpi' esattamente lo stesso luogo della Luisiana, precisamente il 10 agosto del 1856, e spazzo' via l'Isola Derniere, nota anche come l'ultima isola, The Last Island per l'appunto, allora famoso luogo di villeggiatura nel Golfo del Messico per i ricchi proprietari delle piantagioni del sud. L'isola venne distrutta e si frammento' in diversi banchi di sabbia semi-sommersi che ora sono frequentati solo da pellicani e pescecani. Altro che la Sicilia di Sgalambro, che sta sempre li' da tempo immemore!
Lucius: Si ma quello dell'ultima isola deve essere stato un caso unico.
Pietro: No, quello non e' stato un caso unico. Solo 25 anni prima, precisamente verso la fine di luglio del 1831, a sud della Sicilia, nel mare tra Sciacca e Pantelleria, l'eruzione di un vulcano sottomarino fece emergere un'isola che arrivo' ad avere un'estensione di quattro kilometri quadrati e un'altezza di 65 metri.
Le potenze navali dell'epoca cominciarono subito a contendersela: gli inglesi la chiamarono Graham Island (in onore di un ammiraglio inglese), i francesi Ile Julia (perche' era emersa nel mese di luglio), Ferdinando II di Borbone ne rivendico' con forza l'appartenenza al Regno delle Due Sicilie e l'isola venne chiamata Ferdinandea in suo onore.
Mentre inglesi, francesi e napoletani litigavano per appropriarsene, Ferdinandea (Graham Island, Ile Julia con l'accento sulla a) si inabbisso', spari' tra i flutti, nel gennaio del 1832.
Ora il suo punto piu' alto si trova a otto metri sotto il livello del mare.
Val la pena a questo punto citare nuovamente Manlio Sgalambro, il quale sospetto che si sia ispirato proprio a Ferdinandea nello scrivere il suo "Teoria della Sicilia":
"La storia gli passa accanto con i suoi odiosi rumori, ma dietro il tumulto dell'apparenza si cela una quiete profonda.
Vanità delle vanità è ogni storia!"
Sicuramente non a caso, anche Luigi Pirandello nel 1926 scrisse il dramma in tre atti La nuova colonia, ambientato su un'isola vulcanica deserta dove un gruppo di emarginati tenta di creare una societa' piu' libera e piu' giusta. Alla fine l'isola si inabissera', proprio come Ferdinandea.
Lucius: Isole a parte, come va la guerra contro il nemico invisibile, il Covid19, quello che ti entra a tradimento nelle narici e ti fotte i polmoni?
Pietro: La guerra contro il virus va male ed era persa in partenza. Troppa gente non riesce a starsene a casa, o a portare la mascherina. L'imposizione di misure per arginare la diffusione del virus viene addirittura presa come una violazione dei diritti costituzionali, come una privazione della liberta'. A questo punto andrebbe citato anche il saggio filosofico del professore emerito di filosofia Harry Frankfurt: "Stronzate".
Lucius: Bisognerebbe restaurare ordine e disciplina, altro che liberta'. Come diceva uno che che ha governato l'Italia con un polso di ferro per vent'anni: "La liberta' senza ordine e senza disciplina significa dissoluzione e catastrofe".
Pietro: Adesso non esagerare. Io comunque preferisco la liberta' alla dittatura.
Lucius: Io invece il problema lo risolverei prendendo a manganellate sui denti tutti quelli che girano tra la gente senza mascherina.
Insomma, Pietro, se sopravvivi al Covid19 e agli uragani, che programmi hai per il futuro?
Pietro: Voglio ritirarmi a vivere su un'isola.
Lucius: Non avevo dubbi. Quale isola?
Pietro: Un'isola barriera che e' poco piu' di un banco di sabbia lungo la forgotten coast, la costa dimenticata della Florida, dimenticata dai turisti e forse anche da Dio.
Ho gia' visitato quest'isola semideserta: i suoi punti sabbiosi piu' bassi finiscono gia' sott'acqua con l'alta marea, e potrebbe inabbissarsi in qualsiasi momento col passaggio di un uragano. Ma finche' l'isola rimane a galla voglio godermi li' un poco di solitudine, una "quiete profonda contrapposta agli odiosi rumori della storia".
Sartre nella sua opera teatrale "A porte chiuse" ha scritto: "L'inferno sono gli altri". Se l'inferno sono gli altri, io il paradiso me lo immagino come un'isola deserta vicina ad una costa dimenticata. Il mondo mi ha stancato. Anche Sgalambro nel suo La conoscenza del peggio ha scritto: "Che non ci sia niente di peggiore del mondo, non si deve dimostrare".
Lucius: Una bella consolazione quella della filosofia di Sgalambro! Ma che ci troverai poi di tanto consolante nella sua filosofia!?
Pietro: E' che il suo pessimismo sarcastico, essendo cosi' inverosimilmente estremo, finisce per essere molto divertente.
Lucius: Secondo me invece la filosofia e' quella cosa con la quale, o senza la quale, il mondo rimane tale e quale. Per cambiare il mondo ci vuole una dittatura ecologica, altro che filosofia!
Pietro: Se le cose stanno cosi', se il mondo rimane tale e quale, con clima e virus impazziti, se continuiamo ad avere incendi, tempeste di neve, uragani e pandemie, tutto nello stesso momento, dovresti cominciare a menare manganellate a chi non porta la mascherina, ma anche a chi taglia le foreste, a chi produce troppa anidride carbonica, a chi rovina l'ambiente.
L'uso del manganello pero' lo lascerei a te. Io scusami ma preferisco ritirarmi a meditare e a contemplare la bellezza della natura sull'isola deserta lungo la costa dimenticata.