"Sono versi meditati a lungo nell'arco di circa 20 anni, versi densi di immagini e riflessioni costruiti con un sapiente gioco linguistico e un continuo esercizio metrico. Una poesia di seta dove i mandorli, le gardenie e le gerbere ricamano i loro profumi e offrono i loro fiori. Una poesia del presente dove c'è poco spazio per i ricordi ma c'è l'ansia di vivere sia pure solo in sogno per assaporare la gioia spesso soffocata dalla solitudine.
Si avverte costantemente un forte desiderio di comunicare con un tu, con un noi in un'agognata storia d'amore o in un gesto di solidarietà e pietà cristiana. L'afflato religioso si ritrova in "Preghiera del mare" ma anche in "Lampedusa 2013", ugualmente dedicata ai naufragi dei migranti ma anche in " Gaeta" dove la poetessa ribadisce le sue origini con la devozione alla Madonna di Porto Salvo.
L'armonia dei silenzi accompagna l'autrice che cammina a piedi scalzi nella speranza che il terreno non bruci ma sempre coraggiosa e pronta a rischiare. Il coraggio di mettersi in gioco non l'abbandona mai e allontana le sue paure e i suoi dubbi che riaffioreranno solo negli ultimi versi.
Sandra Cervone va incessantemente alla ricerca di un'intesa con il creato, riesce a schivare tutte le contese con il mondo alla ricerca di pace ma all'improvviso di trova di fonte a profondi abissi o chiusa in labirinti senza uscita.
"O, mia poesia, salvami" è il verso di Alda Merini scritto come epigrafe perché anche per lei la poesia è preziosa come mezzo di salvezza attraverso il sogno e la saggezza.
La tessitura stilistica è ricercata con la presenza di settenari che si alternano agli endecasillabi con il susseguirsi di iterazioni, assonanze, allitterazioni come ad esempio amarena, ama e rema, arena, oppure si-amo Sì amo.
Poesia originale anche nella forma dove fonde la poesia con la prosa nell'intento di raccontare una storia, la sua, senza pause con una memoria dilatata e sospesa al tempo stesso come rivelano i puntini sospensivi che costellano i versi.
Poesia delle antitesi, intesa e contesa, prima e poi, fedeli infedeli. La sua stagione è l'autunno o meglio la stagione delle piogge, la "pioggia mia e tua, di ieri e di mai", ad indicare il possesso delle cose, la concretezza delle azioni. Talvolta, stanca di fronte a vortici di niente, S.C. sta in posa cone una statua ad osservare la realtà che le sfugge e rinuncia a comprendere ma subito riprende a sognare come nella lirica "La foto". Il mare, la notte raccontano il paesaggio dell'anima che trova forma concreta negli occhi, i miei occhi, i tuoi occhi.
Poesia del non detto, di linguaggi arcani giocati su una sintassi del desiderio, su sorrisi e ripensamenti.
La sua identità geografica viene dichiarata solo verso la fine della raccolta "Sono del Sud" da cui emana un senso di oppressione o meglio evanescenza del vuoto. Qualche ricordo d'infanzia emerge dalla memoria e appare il mandorlo che era in giardino "Quando sarò di nuovo bambina ridatemi il mandorlo": ma non si tratta di una preghiera, piuttosto di un'esortazione nell'ostinata volontà di rivivere un sogno.
S.C. con questi suoi ultimi versi innalza un suo monumento alla Poesia con 40 liriche ricche di suoni, di essenza spirituale e sensoriale, nell'anelito profondo del sono e del siamo per sconfiggere insieme la paura.
Gaeta, 20 Agosto 2020
Prof.ssa Rossana Esposito"