Attendevo questo libro con vero interesse, perché ne avevo avuto notizia in anteprima. Tanto dall'autrice quanto dal curatore.
Non mi va di fingere che non siano miei amici, né di celarmi dietro il paravento di uno pseudonimo. Rivendico piuttosto una possibile utilità come recensore, proprio perché ho letto tutti i libri poetici di Sandra, dal primo all'ultimo, e questo è quello che meglio la rappresenta. A partire dal titolo che è bello ed essenziale, e che suggerisce uno sfrondare. Cantico rupestre è una raccolta organica, ripulita dai fronzoli e dai trucioli, che restituisce un autoritratto dove finalmente non si indulge in circumnavigazioni. Sandra è una donna forte, una personalità forte, che vive in una città di mare dove il sole batte sempre. Sulla sabbia, sulla roccia e sulle case, con la salsedine che ne brucia l'intonaco, ma che suggerisce accoglienza, perseveranza, linea d'orizzonte. Coglie nel segno Di Spigno quando scrive nella prefazione: "Senza la paura (tutta letteraria) di dire io, la pietra sulla quale ci si ritrova in perenne cammino, da sempre pellegrini e nudi, nella realtà delle cose, si tramuta in spuma e spruzzo marino, evasione dall'opprimente quotidiano, cancellazione dei determinismi del tutto mentali e soggettivi che riducono il circuito del vivere a un angusto recinto di ossessioni. Il viaggio, per esempio, oppure la permanenza della propria ambizione a una vita piena e completa, seppure da versanti opposti, si oppongono in questo agone senza esclusione di colpi, e alla fine, si rivede l'immagine della poetessa per intero, non scalfita e neanche sfiorata dalla delusione che attanaglia tutti noi, a uso e per opera della poesia (che è l'unica forma di espressione che può così, in modo lampante, riprodurre questa attestazione di fiducia nel vivere), al di là degli schematismi di genere". Ne viene fuori una Cervone autocosciente, schierata e quasi programmatica ("Dai prodotti marini / mangerete la vergogna. / Comunicatevi: la mia carne / col sangue salato / vi parlerà dell'Africa"), che alterna il verso libero alla prosa poetica, reminiscenza dei suoi esperimenti narrativi ultimi. Particolarmente incisiva in alcuni passaggi spietati ("E va bene, mi arrendo. A saltelli ho evitato rimpianti. A cestelli raccolte le briciole del tempo - estraneo - concesso. Regina del niente, regina del pianto. Assorbo da ottobre un colore lontano, canto di tutto un candore esagerato. È l'autunno del mio vino rifiutato. L'acino del tempo seminato col grano"), appassionata e appassionante quando parla di Gaeta ("A impreziosirti - mia adorata - non servono occhi metallici e falsi miti. Basta la sosta del pensiero. E l'amorevole profondità d'uno scatto filiale. Battito di ciglia al fresco d'una terrazza imprecisata. Devozione nel guardare. Casualità nel gesto. E il dono immortale di un intento"), ammiccante altrove ("Torna-re. Il Re che torna (o t'orna, della nota musicale che sfugge al contatto senza il rintocco). T'orna il giuramento del mio regale amore che sempre calpesti. Arde d'ardente ardesia... l'io narrante, (destriero focoso del non detto). Essere quello che si era. Errare tra quello che fummo... che fosti, che fui, che fuggì nel fuoco... erboso, maestoso, estroso. Are... tornare... reo... re... eroe... ore... e...."), regala il meglio di sé raccolto in sezioni ordinate e coerenti, dove la declinazione al femminile è come sempre elemento portante e ricercato. Questo Cantico mette tutti d'accordo, a quanto pare, visto che le due postfazioni firmate da Floriana Coppola e da Alessandro Izzi fanno eco all'introduzione nel sottolineare come Sandra sia una "costante e impegnata presenza nel territorio", che si impone "con quella forza e quella risoluzione di chi ha capito una strada e l'ha alla fine intrapresa in barba a quel giudizio degli altri che le prime raccolte ancora tentavano di blandire". Aggiungerei che questa strada - adesso - è illuminata e praticabile.
Chiudo con otto versi che trovo esemplari e perfetti nella loro apparente semplicità:
"...e come frutti del silenzio / che assaporano l'ariosa potenzialità / del nostro andare, / mi sorprendo a contemplare / l'estasi gratuita / del giorno qualunque / che avanza. / E mi colora".
Sono parole che mi fanno sentire a casa. E che non cambierei con tutto l'oro del mondo.
[Simone Lucciola]
Sandra Cervone - Cantico rupestre
(deComporre Edizioni, 2020, pp. 82, € 10,00)