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Terracina: Il lockdown adottato per l'emergenza sanitaria legata al coronavirus provocherà una grave crisi economica.
Ma noi ci sentiamo pienamente tutelati dalla nostra Sindaca, Roberta Tintari.
La Sindaca, per noi, è la persona giusta al posto giusto, perché ha i requisiti adatti per gestire l'emergenza.
Prima di tutto, è donna, e le donne hanno indubbiamente una marcia in più, in quanto sono più sensibili e sono, per natura, accoglienti.
Inoltre, proviene dal mondo dell'associazionismo e del volontariato ed ha ricoperto il ruolo di assessore alle Politiche Sociali.
Chi, più di lei, può capire le difficoltà di coloro che non riescono ad unire la cena con il pranzo?
La Sindaca non è certo una figlia di papà oppure la rampolla o l'erede di una ricca famiglia, quindi può comprendere perfettamente i problemi delle persone in difficoltà economiche.
Roberta Tintari è il nostro "commander in chief", perché siamo convinti che sarà l'ultima ad abbandonare la nave. Un po' come ha fatto Gennaro Arma, il coraggioso capitano della nave da crociera Diamond Princess rimasta per giorni in quarantena nella baia di Yokohama, in Giappone. Roberta Tintari, a nostro avviso, si comporterà esattamente, e non a parole, come Gennaro Arma, restando fino all'ultimo alla guida della nostra città.
Infine, la Sindaca è inclusiva, perché nei suoi video parla continuamente dell'importanza di "fare comunità" ed usa sempre la parola "insieme": «Insieme ce la faremo», «Insieme ne usciremo fuori».
Musica per le nostre orecchie.
Ci auguriamo, però, che sia adeguatamente supportata dai nostri concittadini.
Ma in realtà temiamo che, una volta terminata l'emergenza, i terracinesi torneranno a comportarsi come hanno sempre fatto.
I nostri concittadini torneranno a dividersi tra componenti della "razza marinara" e membri della "razza di montagna"?
I terracinesi torneranno a parlare di "tisc tosc"?
Torneranno a criticare tutti (romani, ciociari, campani, sanfeliciani fondani, monticellani, ecc., ecc.), dando così sfogo al loro più becero provincialismo?
Torneranno a dire, d'estate, «Jatevenne alle case vostre!», riferendosi ai turisti ed ai bagnanti?
Inoltre, l'economia locale (e, quindi, in ultima istanza l'intera collettività), continuerà a sfruttare come schiavi gli indiani nelle campagne?
La nostra speranza è che tutto ciò non avvenga.
Noi confidiamo nella Sindaca, perché, lo ripetiamo, usa termini ed espressioni come "insieme", come "fare comunità".
Tutta un'altra musica rispetto allo slogan politico "Terracina ai terracinesi" che ha contraddistinto l'ultima campagna elettorale.
Uno slogan altamente e profondamente divisivo, perché Terracina è piena di non terracinesi.
Quello slogan non è espressione di un sano senso di comunità.
Tra l'altro, chi ha "coniato" quello slogan dovrebbe riflettere un po' di più, perché se i non terracinesi si coalizzassero e costituissero una loro lista civica, alle prossime elezioni comunali vincerebbero a mani basse.
Ma la fortuna vuole che coloro che hanno coniato e sfruttato elettoralmente quello slogan, ora sono uno all'opposizione e l'altro a Bruxelles.
E la fortuna ha voluto, per Terracina, che adesso il primo cittadino sia una persona che, oltre ad essere inclusiva, non è ricca, il che le consente di comprendere meglio le difficoltà economiche degli indigenti e dei nuovi poveri.
Gentile Sindaca, confidiamo in Lei.
Nei prossimi giorni faremo continue proposte per affrontare la grave crisi economica che colpirà la nostra città, sempre sotto forma di lettere aperte.
Anche perché in questo inguardabile video (https://www.youtube.com/watch?v=xo87Jevb4tI), l'unica frase sensata viene pronunciata al minuto 3:10:
«State poco in riunione, che non servono a niente. O, per lo meno, servono se molto brevi. Le riunioni che si fanno in piedi: dieci minuti, un quarto d'ora, e poi si parte».
Anche a noi, infatti, non sono mai piaciute le riunioni.
Preferiamo altre modalità operative per fare volontariato: ad esempio, scrivere documenti e poi esporli, come in questo caso, in forma di lettera aperta.
Continueremo su questa strada. |