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martedì 21 febbraio 2017 |
Per i clandestini tolgono i soldi alle scuole |
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Politica: I 13 milioni stanziati per i «centri per i rimpatri» sottratti dai fondi per edilizia scolastica e prevenzione terremoti. |

Ben 13 milioni di euro: è la spesa stanziata dal governo di Paolo Gentiloni per costruire i nuovi Centri di permanenza per i rimpatri previsti dal decreto Minniti-Orlando appena pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.
Ed è proprio con la diffusione del provvedimento che salta fuori la sorpresa ovvero che quei fondi vengono prelevati da un capitolo di spesa del bilancio pubblico destinto a ben altri scopi, tra i quali l'edilizia scolastica e la prevenzione del rischio sismico.
A scoprire la magagna è stato il deputato della Lega Nord, Alessandro Pagano. Secondo l'esponente del Carroccio «il governo sta spendendo 13 milioni di euro per costruire delle strutture che nella sostanza non serviranno a nulla, perché una capienza complessiva di 1.600 migranti a fronte di 200 mila arrivi annui è una presa in giro, e che non si saprà neppure quando saranno operativi. Magari passeranno mesi e mesi e nel frattempo l'invasione dei clandestini procede indisturbata». Ma è ancora più grave che queste risorse saranno prelevati dal fondo previsto dalla legge di bilancio destinato ad assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese».
Si tratta, nel dettaglio, dell'articolo 1 (comma 140) dell'ultima finanziaria, quella approvata subito dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre. Quella norma prevede una decina di voci di spesa tra le quali la «difesa del suolo» dal «dissesto idrogeologico», la «edilizia pubblica, compresa quella scolastica» e la «prevenzione del rischio sismico». Lo spazio per giustificare i nuovi Cie, probabilmente, sta nella «voce» che riguarda «investimenti per la riqualificazione urbana e per la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo».
Pagano non vuole sentire ragioni. E attacca: «Siamo alla follia totale. Stanno giocando col fuoco, stanno mettendo davvero a dura prova la pazienza degli italiani. Il governo ha il dovere di chiarire l'ennesimo scempio delle risorse pubbliche, prima che scoppi una rivoluzione».
Sta di fatto che, oltre ai 13 milioni per la costruzione, i nuovi Centri comporteranno l'impiego di altri fondi pubblici. Per le spese di gestione è infatti previsto uno stanziamento di 3,8 milioni di euro nel 2017, 12,4 nel 2018 e 18,2 a decorrere dal 2019. Le nuove strutture, come accennato, prenderanno il posto dei vecchi Cie e saranno dislocate in tutto il territorio nazionale. L'individuazione dei Cpr di nuova istituzione avviene avverà, indica il testo del decreto in Gu, «sentito il presidente della regione interessata, privilegiando i siti e le aree esterne ai centri urbani che risultino più facilmente raggiungibili e nei quali siano presenti strutture di proprietà pubblica che possano essere, anche mediante interventi di adeguamento o ristrutturazione, resi idonei allo scopo, tenendo conto della necessità di realizzare strutture di capienza limitata idonee a garantire condizioni di trattenimento che assicurino l'assoluto rispetto della dignità della persona»."
Nei centri il Garante dei diritti dei detenuti eserciterà tutti i poteri di verifica e di accesso. Il decreto autorizza poi uno spesa di 19,1 milioni di euro per il 2017 allo scopo di garantire l'esecuzione delle procedure di espulsione degli stranieri irregolari, «anche in considerazione dell'eccezionale afflusso di cittadini stranieri provenienti dal Nord Africa». In questo caso, i fondi verranno prelevati dal programma Fami-Fondo Asilo, migrazione e integrazione cofinanziato dall'Unione europea.
Quello della spesa per l'emergenza migranti è un tema caldissimo, al centro del braccio di ferro tra Roma e Bruxelles. Per il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, l'Italia deve cambiare atteggiamento nei confronti dell' Unione europea, deve essere più presente a Bruxelles, deve stare dentro le istituzioni comunitarie 365 giorni l'anno altrimenti non ottiene nulla. A partire dagli aiuti finanziari per gestire il tema immigrazione fino ad arrivare agli accordi per la gestione dei nostri conti pubblici. È evidente che «l'Europa debba cambiare, si debba occupare - ha sottolineato Tajani a Porta a porta su Rai Uno non di piccole cose ma di quei grandi problemi come l'occupazione, la politica della difesa, l'immigrazione». Su quest'ultimo punto «manca evidentemente una politica comune» ha spiegato il numero uno di Strasburgo aggiungendo che comunque «per fortuna la Germania ha cambiato strategia» e questo ha portato un certo cambiamento nell'approccio di Bruxelles al problema. «Ma se non ci sarà una scelta più europea - ha avvertito il presidente dell'Europarlamento - noi ci troveremo di fronte a flussi biblici di migranti, di fronte a milioni di persone che fuggiranno dall'Africa». Ecco perché di fronte a questo pericolo l'Italia deve cambiare atteggiamento: «Quella di minacciare ritorsioni, come per esempio non votare il bilancio comunitario se alcuni paesi non si fanno carico del problema immigrati, non è una buona strategia». |
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fonte: Libero postato da: marinta |
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