E' la festa di tutti gli italiani che con il 2 giugno del '45 uscirono definitivamente dall'obbrobrio chiamato fascismo. Allo stesso modo si lasciarono alle spalle una monarchia che se un ruolo ebbe nell'unificazione del Paese ora lo aveva smarrito divenendo pavida, imbelle e alla mercé di quello stolto, tragicomico duce chiamato Mussolini.
Il 2 giugno fu il giorno del risveglio, della presa d'atto della fine di un'era; fu la fine del sogno coloniale, la fine dei Borbone, dei Savoia, la fine di un Paese vissuto per decenni al di sopra delle sue possibilità militari e al di sotto dei canoni della democrazia. Già, il 2 giugno fu anche il giorno della democrazia, della scelta libera. Votò quasi il 90% degli aventi diritto, il paese si spaccò in due; d'altra parte vent'anni di dittatura non potevano scomparire nel nulla, né potevano scomparire i due schieramenti che fino a un mese prima si erano combattuti e poi c'era il timore per il futuro; cosa sarebbe stata la repubblica, cosa la libertà. Il popolo non conosceva la prima non era abituato all'altra.
Andò come andò, vinse alla fine il buon senso, vinse la svolta. Un anno e mezzo dopo fu approvata la Costituzione sulle cui modifiche a ottobre voteremo e io voterò si, perché se pure non tutto è condivisibile due Camere ad approvare la stessa legge sono un retaggio del passato e nulla deve essere immoto, tutto si può cambiare. E' la democrazia ragazzi, quella che non c'era 70 anni fa.